GEOGRAFIA - ITALIA - SICILIAIL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALELE CITTÀPalermoLa sua importanza economica e culturale aumentò sotto i Normanni, che giunti a Palermo nel 1072, la nominarono sede politico-amministrativa del Regno di Sicilia. I nuovi conquistatori istituirono un regime feudale e praticarono il commercio, inoltre mantennero delle buone relazioni con i vinti, che si tradussero in opere d'arte impareggiabili. Le numerose commesse fatte ad architetti arabi diedero vita a straordinari palazzi come ad esempio la Zisa e la Cuba, e ad incantevoli edifici religiosi quali la Cappella Palatina e il Duomo di Monreale. Nonostante l'estinguersi della dinastia normanna, la città mantenne un ruolo di prestigio in campo internazionale anche sotto gli Svevi. Il personaggio più importante fu l'imperatore Federico II, che fece della corte palermitana, meta di molti artisti, un crogiuolo d'arte. Qui si riunirono infatti intellettuali di ogni genere e in particolar modo letterati, che diedero inizio alla scuola poetica siciliana. Con la morte di Federico II (1250) la città perse il proprio prestigio e l'arrivo degli Angioini (1266-1282), che accentrarono i poteri a Napoli, provocò una situazione di disagio economico e sociale che sfociò nella rivolta dei Vespri Siciliani. Cacciati gli Angioini dagli Aragonesi, Palermo godette delle autonomie comunali e fu di nuovo sede del re di Sicilia, ma non riuscì a riprendersi completamente dalla crisi politica, economica e culturale, che si aggravò ulteriormente sotto la dominazione spagnola. Nel primo periodo infatti la mancanza del controllo regio alimentò il potere delle grandi famiglie feudali siciliane, che iniziarono degli scontri fra loro. La totale anarchia e i frequenti scontri accrebbero il declino economico e determinarono un'involuzione sociale. Le sorti si risollevarono grazie all'arrivo dei viceré spagnoli (1415), che portarono una relativa calma nell'isola e a Palermo, neo capitale del Governo viceregio. Il centro urbano sperimentò allora un rinnovamento e uno nuovo sviluppo urbanistico che modificarono il volto della città in modo notevole sin dalla fine del Cinquecento. Vennero costruiti nuovi edifici, ville, chiese, monasteri, e le piazze furono adornate da fontane e monumenti. Si sviluppò così la corrente barocca siciliana. Inoltre in questo periodo il porto fu ingrandito e vennero migliorate anche le condizioni igienico-sanitarie. Nel XVIII sec., dopo le occupazioni dei Savoia (1713-18) e austriaca (1718-35), si affermò la dinastia dei Borboni (1734) contro cui la città insorse durante il Risorgimento (moti del 1820, 1840, 1860). Dopo che nel 1860 la Sicilia fu conquistata da Garibaldi, venne votata con un plebiscito l'annessione allo Stato Sabaudo (21 ottobre). Negli anni successivi Palermo si risollevò lentamente, l'attività industriale ebbe una ripresa graduale e la città si espanse al di là del centro storico, nacquero così nuovi quartieri. ARTE. I principali monumenti di Palermo risalgono ai periodi arabo, normanno, aragonese e spagnolo, mentre della città punico-romana rimangono solamente alcuni tratti di mura. Il nucleo medievale è raccolto all'incrocio delle vie Maqueda e Vittorio Emanuele. Nella piazza Vigliena (Quattro Canti) prospettano quattro edifici dalle caratteristiche facciate barocche animate da fontane e statue. Lungo la via Maqueda si incontrano le chiese della Martorana e di San Cataldo. San Cataldo, dalle caratteristiche tre cupolette rosse, conserva intatta la struttura originaria con la merlatura araba. Percorrendo la via Vittorio Emanuele verso l'interno della città si arriva al Duomo dall'imponente mole. Costruito nel 1185, ha subito numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli che hanno alterato la struttura originaria, di cui restano l'abside e la cripta. All'interno (trasformato alla fine del Settecento) si trovano le tombe dei reali Normanni e Svevi (XII e XVI sec.). Il Palazzo dei Normanni sorge, non molto distante dalla cattedrale, nel luogo di una precedente costruzione araba del IX sec. ampliata dai re normanni nel XII sec. Nel Palazzo si trova la Cappella Palatina, vero capolavoro dell'arte normanna con preziose decorazioni musive su fondo oro (storie dei Ss. Pietro e Paolo, Scene evangeliche, Cristo Pantocratore fra Arcangeli, Profeti ed Evangelisti) di puro stile bizantino che si fondono mirabilmente con il soffitto in legno di stile arabo. Altra splendida testimonianza della Palermo normanna è San Giovanni degli Eremiti a cui si accede dopo aver attraversato un suggestivo giardino. La chiesa, voluta da Ruggero II (1132) è un essenziale edificio dalla forma squadrata, sormontato da cinque cupolette rosse che le conferiscono un'impronta di sapore arabo. Sempre di gusto musulmano sono il Palazzo della Zisa (metà XII sec.) e i padiglioni della Cuba e della Cubula (fine XII sec.). Questi due padiglioni si trovavano nello scomparso parco dei Normanni. Del XIII sec. è la chiesa di San Francesco d'Assisi con un bel portale e, all'interno, statue di G. Serpotta (1723). Un fenomeno caratteristico del XIV sec. fu la costruzione delle dimore dell'aristocrazia feudale palermitana: Palazzo Chiaramonte (1307-1380), dalla struttura compatta e severa, Palazzo Sclafani (1330) e Palazzo Artale. I Palazzi Abatellis (1495) e Aiutamicristo (1490-95), entrambi opera di M. Canelivari, come la chiesa di Santa Maria della Catena, testimoniano l'affermazione dell'architettura gotico-catalana nel XIV sec., pur contenendo elementi rinascimentali. Durante la dominazione spagnola la città si arrichì di palazzi (Ugo, Villafranca, Spaccaforno, Butera) e chiese barocche che ancora oggi le conferiscono un aspetto caratteristico. Notevoli esempi dell'architettura barocca siciliana sono le chiese di San Giuseppe dei Teatini (1612) e di Santa Caterina del Gesù (1614, detta di Casa Professa) con sfarzosi interni ad intarsi marmorei. Grande protagonista dell'arte del Settecento fu G. Serpotta che decorò con stucchi gli oratori di Santa Zita, del Rosario di San Domenico e di San Lorenzo. Nello stesso secolo Palermo venne abbellita con i parchi di Villa Giulia (1777) e della Favorita (1799), quest'ultimo situato ai piedi del Monte Pellegrino. Al suo interno la Palazzina Cinese, curioso esempio di architettura neoclassica con motivi cinesi, eretto nel 1799 da Giuseppe Venanzio Marvuglia per volere di Ferdinando I di Borbone, fu la dimora preferita del re e di Maria Carolina e ospitò tra gli altri anche l'ammiraglio Nelson e Lady Hamilton. Della fine dell'800 sono il Teatro Massimo (1875-1897) e il Teatro Politeama (1867-1874). Il primo, costruito da Giovanni Battista Filippo Basile e dal figlio, è il terzo in Europa per grandezza (7730 mq); l'altro, edificato da Giuseppe Damiani Almeyda, ha la facciata che ricorda un arco di trionfo ornato da un grande altorilievo e sormontato da una quadriga. Un discorso a parte meritano i musei, dei quali il più importante è certamente il Museo Archeologico, uno dei più ricchi d'Italia, dove sono raccolte le sculture dei templi di Selinunte (metope del tempio C, metà VI sec. a.C., e del tempio E, 460-450 a.C.). Nella Galleria Nazionale della Sicilia, sistemata nel Palazzo Abatellis, si trova una bella collezione di opere d'arte fra cui il busto di Eleonora d'Aragona di F. Laurana, l'Annunziata e i Tre Santi di Antonello da Messina. LA PROVINCIA. La provincia di Palermo (1.235.923 ab.; 4.992 kmq) occupa la costa Nord-occidentale della Sicilia e comprende parte del golfo di Castellammare, il golfo di Palermo, il golfo di Termini Imerese, il Monte Pellegrino e le Madonie. Risorsa principale è l'agricoltura che, produce agrumi, olive, frutta, verdura, cereali, vini. Diffuso è l'allevamento di ovini, equini e caprini; la pesca è attiva lungo la costa. L'industria è presente con industrie estrattive (zolfo), alimentari, chimiche e meccaniche. Il turismo è sviluppato nelle località balneari e di interesse artistico. Fra i centri principali ricordiamo Bagheria, Cefalù, Corleone, Misilmeri, Monreale, Partinico, Termini Imerese. Luoghi d'interessePalazzo dei NormanniEdificato dagli Arabi nel IX sec. sopra una preesistente roccaforte punica e romana, fu ampliato e rimaneggiato dai Normanni, che costruirono la splendida facciata nel 1616 e aggiunsero la torre Pisana. Fu così che la fortezza fu trasformata in reggia, sede politica ed amministrativa dello stato. Con il declino della casata sveva e la decadenza della vita politica siciliana, il palazzo perse il suo prestigio e fu abbandonato, finché nel 1555 i viceré spagnoli non lo usarono come loro dimora. L'ambiente più bello è certamente la Cappella Palatina; fondata da Ruggero II nel 1130, è a pianta basilicale suddivisa in tre navate da archi a ogiva. Meravigliosi sono i mosaici che ricoprono i pavimenti, i soffitti e le pareti. A sfondo d'oro, i più antichi sono quelli del santuario (1143); nella cupola si può ammirare il Cristo Pantocratore che benedice tra angeli e santi, profeti ed evangelisti. Sulle arcate e sui soffitti scene del Nuovo Testamento (l'Annunciazione, la Presentazione al Tempio e un altro Cristo benedicente), nella navata centrale storie del Vecchio Testamento (1154-66 ca.) e in quelle laterali storie dei Ss. Pietro e Paolo. Degni di nota sono anche gli appartamenti reali, posti al piano superiore, tra cui il salone d'Ercole del 1560-70 e decorato nel 1799 con dipinti di Velasquez; la Sala dei Viceré con i ritratti dei viceré e dei luogotenenti di Sicilia; la Sala di re Ruggero tappezzata di mosaici rappresentanti scene di caccia (1170 ca.).CattedraleEdificata nel 1184 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio su una preesistente basilica, venne trasformata dali Arabi in moschea, ma con i Normanni tornò a ricoprire il suo antico ruolo. Tra il XIV e il XVI sec. fu più volte rimaneggiata. Verso la fine del Settecento fu trasformata radicalmente, vennero aggiunte le navate laterali, le ali del transetto e la cupola. La facciata principale risalente al XIV-XV sec., presenta due alte torri ornate da bifore, colonnine, arcate cieche ed arcate ogivali. Il portale mediano è sormontato da una bifora e conserva lo stemma aragonese e quello del Senato cittadino. All'esterno degni di nota sono i moderni battenti in bronzo con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento; l'ampio portico di Antonio Gambara (1429-30), ottimo esempio di Gotico fiorito, sul fronte destro; il timpano decorato con motivi gotici e il portale con notevoli battenti lignei. L'interno modificato tra 1781 e il 1801, a croce latina, diviso in tre navate separate tra loro da pilastri, conserva numerosi capolavori, tra cui pregevoli sculture di Antonello Gagini e Francesco Laurana. La cattedrale ospita inoltre le tombe imperiali e reali, e le spoglie di S. Rosalia, patrona della città. Pregevoli sono anche il trono episcopale, il coro ligneo (1466) in stile gotico-catalano, il candelabro pasquale decorato da mosaici, un Crocifisso ligneo del primo Trecento, la statua marmorea di Francesco Laurana Madonna col Bambino. Il Tesoro raccoglie oggetti d'oro, smalti bizantini e ricami oltre a oggetti trovati nelle tombe imperiali e reali, tra cui la tiara d'oro di Costanza D'Aragona.Palermo: veduta aerea della cattedrale San Giovanni degli EremitiLa chiesa fu fatta edificare da Ruggero II nel 1136, sul luogo di un antico monastero gregoriano. La struttura è tipicamente islamica. L'interno a una navata è diviso in due campate sormontate da cupole. Oltre al campanile, notevole è la parte ricavata da un antico edificio del X-XI sec., probabilmente una moschea, a pianta rettangolare originariamente diviso in due navate da cinque colonne. All'esterno nel giardino resti di un'antica cisterna araba, un piccolo chiostro appartenente all'antico convento benedettino, e un cortile quadrato scoperto con la funzione di cimitero delle persone di corte.San Francesco d'AssisiCostruita nel quartiere mercantile tra il 1255 e il 1277, fu in seguito più volte rimaneggiata. La restaurazione dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ha portato alla luce le originarie forme romaniche. Notevole è il portale della facciata (ristrutturata alla fine del XIX sec.) in stile gotico-fiorito(1302) e sormontato da un bel rosone. L'interno è a tre navate: quella centrale ospita statue allegoriche di Giacomo Serpotta (1723) mentre quelle laterali contengono cappelle gotiche e rinascimentali. Degne di nota sono le numerose opere tra cui le sculture dei Gagini, il portale di Francesco Laurana e Pietro de Bonitade (1468) e il coro ligneo del Cinquecento, oltre alle raccolte di tele e arredi sacri dal XV al XIX secolo.Santa Maria della CatenaEdificata nel XVI secolo fu chiamata così per la catena con la quale si chiudeva il porto antico della città. Costruita in stile gotico-catalano, presenta elementi rinascimentali ed è situata a monte di una scalinata. Degni di nota sono i portali con i bassorilievi di Vincenzo Gagini e all'interno le opere scultoree della stessa scuola.Chiesa del CarmineL'edificio fu ricostruito intorno all'anno 1626 su progetto di Vincenzo La Barbera e Mariano Smiriglio. All'esterno è caratterizzato da una cupola (1681) e da una calotta ricoperta di maiolica policroma, all'interno pregevoli sono le statue cinquecentesche di Antonello Gagini e della sua scuola, gli stucchi di Giacomo e Giuseppe Serpotta e gli affreschi di Tommaso de Vigilia (XV sec.).Chiesa del GesùEretta dai Gesuiti nel 1564, fu il primo edificio eretto dall'ordine in Sicilia. In seguito fu ampliata e rimaneggiata, le cappelle laterali furono aggiunte tra il 1591 e il 1633 e una nuova cupola fu costruita verso la metà del '600. L'interno a croce latina diviso in tre navate, con cappelle e cupola, è tipico Barocco. Pregevoli sono le tarsie policrome che lo ricoprono, le decorazioni in stucco e marmo (come ad esempio quelle della cappella a sinistra della principale) e le numerose opere di scultori, tra cui Gioacchino Vitaliano, e pittori, come Filippo Randazzo (1743).MartoranaFondata nel 1143 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, assunse la denominazione di Santa Maria dell'Ammiraglio. Nel 1221 fu affidata al clero greco. Il nome attuale è dovuto a Eloisa Martorana, fondatrice di un attiguo monastero, a cui la chiesa fu ceduta nel 1433. Nonostante i rifacimenti del '500 e del '600 conserva l'elegante campanile ed è considerata una della migliori realizzazioni dell'architettura normanna per l'armonica fusione di caratteristiche arabe e bizantine. All'interno pregevoli sono i mosaici bizantini della cupola, raffiguranti il Cristo Pantocratore, gli Arcangeli, i Profeti e gli Evangelisti (XII sec.).San CataldoCostruita nel periodo normanno (XII sec.) conserva in gran parte la struttura originaria. L'interno a pianta rettangolare, suddiviso in tre navate da sei colonne di stile diverso che sorreggono arcate arabeggianti, è caratterizzato da pareti nude. Il pavimento ricoperto da mosaici è quello originale, così come l'altare decorato da incisioni raffiguranti una croce, un agnello e gli Evangelisti. La chiesa ospita oggi i Cavalieri del San Sepolcro.San Giuseppe dei TeatiniFondata tra il 1612 e il 1645 fu ornata nei secoli successivi. Degna di nota è la cupola slanciata, la cui calotta è ricoperta da maioliche. L'interno, a croce latina, diviso in tre navate da 14 colonne monolitiche, presenta numerose opere d'arte. La volta della navata centrale è decorata a stucchi di Paolo Corso e da affreschi di Filippo Tancredi, restaurati in seguito alla guerra. I dipinti della cupola sono invece di Guglielmo Borremans e di Giuseppe Velasquez. Giuseppe Serpotta ha eseguito le decorazioni nella volta del transetto.Palazzo SclàfaniCostruito nel 1330 da Matteo Sclàfani, a pianta quadrangolare e piuttosto imponente, dopo il declino della famiglia, il palazzo fu trasformato in ospedale (1435). A metà del Quattrocento l'atrio fu decorato con un ciclo di affreschi di cui faceva parte il Trionfo della Morte oggi conservato nella Galleria regionale della Sicilia.Palazzo ChiaramonteDetto anche Steri (da hosterium, palazzo fortificato) fu edificato nel Trecento per volere di Manfredi Chiaramonte. A pianta quadrata, della parte esterna fortemente manomessa, sono rimaste solo le linee severe della struttura originaria a tre piani. A metà del Quattrocento il palazzo divenne dimora dei viceré, in seguito sede del Sant'Uffizio (dal 1601) e dal 1799 al 1960 dei Tribunali. All'interno degno di nota è il salone del primo piano, con soffitto ligneo dipinto con motivi decorativi tipici della tradizione musulmana nonché con storie bibliche e cavalleresche opera di Simone da Corleone, Cecco di Naro e Darenu da Palermo. Il cortile interno è costituito da una loggia ad archi acuti su colonne e due trifore.Palazzo AbatellisIniziato, per volere di Francesco Abatellisi, Maestro portolano del regno e pretore di Palermo, nel 1490 da Matteo Carnelivari e terminato cinque anni dopo, il palazzo in pietra e a pianta quadrata, è in stile tardo gotico-catalano con elementi rinascimentali. L'edificio ospita la Galleria regionale della Sicilia.Palazzo AiutamicristoCostruito da Matteo Carnelivari nello stesso periodo di Palazzo Abatellis, dopo essere stato dimora di Guglielmo Aiutamicristo passò alla famiglia dei Moncada di Paternò, che fece aggiungere uno splendido giardino. L'edificio di nuda pietra, in stile tardo gotico catalano e con elementi rinascimentali, presenta un magnifico portico magistralmente decorato.ZisaEdificio maestoso e compatto, è uno dei migliori esempi dell'arte fatimida di età normanna. Voluto da Guglielmo I fu portato a compimento da Guglielmo II tra il 1165-67. A pianta rettangolare la massa muraria è solcata da archi ciechi e i lati corti sono tagliati a metà da due torri quardate. In origine era circondata da un bel giardino e davanti si specchiava in un laghetto; l'interno piuttosto complesso, è costituito da aree pubbliche e private, e da sale lussuose, come ad esempio quella della fontana caratterizzata da stalattiti e fregio a mosiaco. Nel corso dei secoli la Zisa (dall'arabo aziz, splendido) passò in mano a privati e fu persino abbandonata finché nel Novecento dopo essere diventata proprietà della regione Sicilia, fu restaurata e riconsegnata all'antico splendore.CubaAltro esempio di architettura fatimida, l'imponente edificio, fatto costruire da Guglielmo II nel 1180, è oggi inglobato nel cortile di una caserma. Simile alla Zisa, a pianta rettangolare, la superficie muraria è adorna di arcate e finestrelle cieche e alla sommità reca una fascia con epigrafe araba riportante il nome del re e la data della fondazione. In origine era circondata da un ampio giardino e da un bacino d'acqua artificiale. Nel XIV sec. Giovanni Boccaccio ambientò qui una delle novelle del Decamerone. Passata in mano a privati e divenuta nel '500 lazzaretto, nel periodo borbonico fu annessa alla caserma di cavalleria.Musei e gallerie di PalermoMuseo archeologicoUbicato all'interno dell'ex convento dell'Olivella, fondato dai padri Filippini insieme alla chiesa di S. Ignazio all'Olivella, è uno dei maggiori musei archeologici d'Italia. Il complesso architettonico, iniziato verso la fine del XVI secolo e completato nel XVII secolo, a seguito delle legge sulla soppressione degli ordini religiosi (1866), divenne sede del Museo Nazionale. L'esposizione presenta sia le diverse fasi dell'arte e della civiltà della Sicilia occidentale, dalla preistoria al Medioevo, che la storia del collezionismo sette-ottocentesco attraverso la raccolta di importanti collezioni e reperti, anche non siciliani. Tra i resti, notevoli sono quelli provenienti dalla Sicilia orientale, Tindari, Randazzo, Taormina, acquisiti grazie all'infaticabile attività di Antonino Salinas (1841-1914) cui è dedicato il Museo. Il nucleo originario è costituito dalla collezione proveniente dal Museo della Regia Università, di cui fanno parte sculture arcaiche e classiche provenienti da Selinunte, tra cui le tre metope del Tempio C recuperate in frammenti, nel 1823, dagli architetti inglesi W. Harris e S. Angell; le quattro metope del Tempio E (1827); la Collezione Fagan, che comprende alcuni originali di scultura greca fra cui un frammento della lastra VIII del Partenone. Le donazioni di materiali campani e siciliani fatte dai sovrani borbonici hanno arricchito l'esposizione museale (celebri sono il gruppo di Ercole che abbatte un cervo; il Satiro da Torre del Greco e alcuni dipinti pompeiani). La Collezione Casuccini acquisita tra il 1864 ed il 1869, costituisce invece la più bella e notevole raccolta di antichità di Chiusi (Toscana; cippi sepolcrali decorati a rilievo, urne funerarie in pietra, alabastro, terracotta, sarcofagi, urne cinerarie, vasi di bucchero e terracotta). Pregevoli sono anche gli oggetti provenienti da collezioni antiquarie di proprietà ecclesiastica (del Museo dei Padri Gesuiti di Palermo e del Museo di San Martino delle Scale). Interessante il materiale proveniente dalle scoperte archeologiche, come ad esempio edicole funerarie, lucerne, terrecotte votive, pervenute nelle zone delle colonie greche di Himera e Selinunte e delle città fenicio-puniche di Solunto, Palermo, Mozia e Lilibeo. Degni di nota sono anche la collezione subacquea (contenente la più completa raccolta di ancore), quella di bronzi (statuette di eroi greche, etrusche, romane; specchi e oggetti votivi), una raccolta numismatica e di oggetti in oro, un ricco fondo antico librario e una raccolta di stampe, provenienti da collezioni private.Galleria Nazionale della SiciliaSituata all'interno del Palazzo Abatellis, ospita opere di scultura e pittura in particolare del XIV-XVI secolo. Nel cortile sono conservate sculture dall'epoca preromana al Rinascimento. Notevoli sono le opere lignee ad intaglio del XII-XIV sec., quelle in pietra del XIV-XV sec. tra le quali pregevoli sono le statue di Antonello (Madonna col Bambino, Madonna del Buon Riposo, ritratto di giovinetto) e Domenico Gagini (Madonna del Latte), le maioliche in loza dorada (o lustro metallico) secc. XIV-XVII. Tra le sculture degno di nota è anche il busto di Eleonora d'Aragona di Francesco Laurana. Pregevole è la pinacoteca con dipinti e affreschi di maestri italiani del XIV-XV secolo, tra i quali spiccano il quattrocentesco Trionfo della Morte proveniente da Palazzo Sclafani, la Vergine Annunziata (1473) di Antonello da Messina, il Trittico Malvagna opera di Jan Gossaert (1510).IL DUOMO DI MONREALENei pressi di Palermo, su un terrazzo da cui si domina la Conca d'Oro, è situata l'antica cittadina di Monreale, eletta dai re normanni a loro residenza preferita. Qui si trova uno dei più bei complessi monumentali realizzati in Sicilia nel Medioevo: la Cattedrale, voluta da Guglielmo II è considerata uno dei capolavori dell'arte normanna (1172-1185). L'esterno della basilica è opera di artisti arabi che idearono per l'abside un rivestimento policromo ad archi intrecciati che si moltiplicano creando fantasiosi motivi assieme alla luce che provoca begli effetti di colore. La facciata, preceduta da un portico del 1700 a tre arcate sostenute da colonne in stile dorico, è chiusa fra due torri campanarie, secondo uno schema tipico dell'architettura medievale in Sicilia. Un altro portico, molto elegante, opera di F. e V. Gagini (XVI sec.), corre lungo il fianco sinistro. Belli sono i portali con porte in bronzo di Bonanno Pisano (1186) e di Barisano da Tani (1179). L'interno è maestoso, a tre navate scandite da colonne, con pareti coperte da magnifici mosaici raffiguranti storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, santi, martiri e vescovi, che culminano nell'immagine del Cristo Pantocratore posta nel catino absidale. Il pavimento è anch'esso a mosaico. Pregevole è la Cappella di San Benedetto (XVI sec.), rivestita di tarsie di marmo e di rilievi di G. B. Marino (1788). Sul lato destro della facciata è l'ingresso del chiostro (XII sec.) appartenente al convento benedettino un tempo adiacente alla cattedrale. Il portico è ad archi acuti sostenuti da colonnine gemine, ognuna di forma diversa, con rilievi, mosaici e bellissimi capitelli. Dal giardino di fronte al chiostro e dai terrazzi della cattedrale si gode uno stupendo panorama sulla Conca d'oro e sulla valle dell'Oreto.Agrigento(54.619 ab.). La città di Agrigento è situata su un colle di tufo (326 m s/m.) a pochi km di distanza dal mare. È un centro agricolo e industriale con industrie meccaniche, alimentari, distillerie e mobilifici. Il suo importante patrimonio archeologico richiama turisti da ogni parte del mondo.STORIA. Il territorio di Agrigento fu abitato fin dall'antichità come dimostrano i vari ritrovamenti risalenti all'Età del Rame e del Bronzo. Agrigento (in greco Akràgas e poi in latino Agrigentum) fu fondata da coloni dorici provenienti da Gela nel 581 a.C. Fra il 570 e il 555 a.C. il primo tiranno della città, Falaride, fece costruire le mura intorno all'originario centro urbano, segnato negli anni seguenti dalle lotte contro i Punici. Ma la posizione del sito, tra Gela e Selinunte di fronte alle coste africane, era piuttosto strategica e per questo la città fu considerata roccaforte contro gli sbarchi cartaginesi. Divenuta importante e potente sotto il tiranno Terone, si alleò con Siracusa e sconfisse i Cartaginesi ad Imera (480 a.C.). Seguì un periodo di espansione verso il Tirreno e proprio in questi anni di ripresa furono edificati gli splendidi templi sulla collina meridionale, e venne completata l'acropoli sulla rupe Atenea. Verso la seconda metà del V sec. a.C. venne istituito un governo democratico che garantì alla città una certa tranquillità. Conquistata dai Cartaginesi verso la fine del secolo, attraversò un periodo di decadenza che durò fino alla liberazione ad opera di Timoleonte (340 a.C.). Nel 210 a.C. venne conquistata dai Romani che la ribattezzarono Agrigentum e durante l'Impero conobbe un periodo di prosperità sia grazie all'agricoltura che grazie al commercio. La decadenza di Roma e l'avvento del Cristianesimo determinarono una forte contrazione demografica e un impoverimento della città, che fu in seguito dominata dai Bizantini, sotto i quali subì un declino totale. Gli Arabi (827-1087) ricostruirono la città in altura, e ne fecero un'importante fortezza (Karkint e poi Gergent). Testimonianze del periodo arabo sono ancora visibili non solo nei numerosi toponimi ma anche nei cortili ameni e negli stretti vicoli. Alla dominazione normanna, durante la quale si registrò una ripresa notevole nel commercio principalmente col Nord Africa, seguì quella angioina e, Agrigento sostenne Palermo durante la rivolta dei Vespri Siciliani. Il trasferimento di un'alta percentuale della popolazione nell'entroterra, che avvenne a partire dal XV secolo e fino al XVIII, quando il vescovo Gioeni promosse una tenace ripresa economica e sociale, determinò un arresto della crescita della città. Dopo l'arrivo degli Aragonesi Agrigento seguì le vicende storiche della Sicilia fino al 1860, quando insorse contro i Borboni, aderendo al proclama di Garibaldi. Degno di nota è l'ampliamento edilizio dei primi dell'Ottocento, ripreso dopo la seconda guerra mondiale. ARTE. Ricostruita dagli Arabi in posizione più elevata rispetto alla città greca, Agrigento conserva un nucleo medievale i cui edifici più rappresentativi sono la chiesa di Santo Spirito (fine XIII sec.) con bel portale gotico e interno decorato a stucchi (XVIII sec.) e il Duomo, costruito nell'XI sec. e ingrandito in seguito. Altre chiese degne di nota sono S. Lorenzo (o chiesa del Purgatorio, con alta facciata barocca e all'interno otto statue allegoriche rappresentanti le Virtù, di Giacomo e Giuseppe Serpotta); S. Domenico, dall'imponente facciata barocca e attigua all'ex convento dei Domenicani (oggi sede del Municipio); S. Maria dei Greci, edificio medievale costruito sui resti di un antico tempio dorico del V sec. a.C. (all'interno si possono vedere ancora alcune colonne della costruzione primitiva e alcuni affreschi del Trecento; la facciata invece a differenza del resto della superficie molto semplice, ha un sontuoso portale gotico chiaramontano). Da piazza Marconi proseguendo per viale Crispi si scende al complesso archeologico della Valle dei Templi, dove risaltano imponenti i Templi della Concordia e di Giunone, entrambi risalenti alla metà del V sec. a.C. Il Tempio della Concordia è una delle migliori realizzazioni dell'architettura greca per la perfezione delle sue proporzioni; del Tempio di Giunone rimangono le colonne del lato Nord e alcune del lato Est.Il Tempio di Ercole (V sec. a.C.), il Santuario delle Divinità Ctonie (VI-V sec. a.C.), con i resti del Tempio dei Dioscuri, diventato l'emblema della città, e le grandiose rovine del Tempio di Giove Olimpico (480 a.C.) sono altre preziose testimonianze della potenza passata di Agrigento. Il complesso urbano del Quartiere ellenistico-romano (IV sec. a.C.- V sec. d.C.) permette di ricostruire la struttura della città greca. Da visitare sono anche l'antichissimo Santuario di Demetra e Persefone (VII sec. a.C.) e la chiesa romanico-gotica di San Nicola, edificata nella forma attuale dai Cistercensi (XIII sec.) sulla sede di un santuario greco. Il Museo Archeologico Nazionale, è importantissimo per conoscere la storia dalla preistoria alla conquista normanna. Notevoli sono la collezione di vasi (dal VI al III sec. a.C.), il telamone (7,75 m di altezza) proveniente dal Tempio di Giove Olimpico, il cratere greco del V sec. a.C. e i materiali provenienti dagli scavi del quartiere ellenistico-romano. LA PROVINCIA. La provincia di Agrigento (448.053 ab.; 3.042 kmq), prevalentemente montuosa e collinare, si estende lungo la costa meridionale della Sicilia fra Menfi e Licata. Risorse principali sono l'agricoltura (vite, olivo, cereali, mandorle, agrumi, pistacchi, fichi d'India, cotone e liquirizia), la pesca (sardine, tonni, corallo, spugne), praticata lungo la costa, e lo sfruttamento delle miniere di zolfo, gesso e salgemma. Fra i centri principali ricordiamo Bivona, Canicattì, Casteltermini, Licata, Menfi, Porto Empedocle e Sciacca. Luoghi d'interesseArea archeologicaDichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, il sito antico ricopriva più di 1800 ettari comprendenti la collina di Girgenti e quella dei templi. I monumenti rimasti risalgono principalmente al V sec. a.C., l'età di massimo splendore per la città. Si contano quattro templi più i resti di quello dei Dioscuri, tutti in stile dorico e in tufo arenario conchiglifero dal colore giallo.Tempio di Giunone LaciniaSituato sulla sommità della collina dei templi, è preceduto da un grande altare dei sacrifici. Fu innalzato nel V sec. a.C. in stile dorico. A pianta periptera esastila, delle originarie 34 colonne ne sono rimaste 25. Nel 406 a.C. fu incendiato dai Cartaginesi, poi restaurato dai Romani e in seguito nuovamente danneggiato da un terremoto nel Medioevo.Tempio di Giunone Lacinia ad Agrigento Tempio della ConcordiaAnch'esso in stile dorico e del tipo periptero esatilo, è giunto fino a noi quasi del tutto intatto probabilmente perché nel VI sec. d.C. fu trasformato in basilica a tre navate. Quando nel 1748 perse il suo ruolo religioso, fu spogliato della struttura chiesastica e riacquistò le forme primitive. Il nome odierno gli fu assegnato dal frate Tommaso Fazello per via di un'iscrizione latina trovata nelle vicinanze.Agrigento: Tempio della Concordia (fine VI sec. a.C.) Tempio di ErcoleRitenuto il più antico dei templi agrigentini (fine VI sec. a.C.), è come gli altri peripetro esastilo, ma a 38 colonne.Tempio di Giove OlimpicoIniziato dopo la vittoria di Imera (480-470 a.C.) da prigionieri cartaginesi, non fu mai portato a termine, poiché fu più volte danneggiato da uomini e guerre. Il tiranno Terone lo aveva progettato come uno degli edifici più maestosi dell'architettura greca. I resti delle colonne, adagiati sul terreno, mostrano la loro grandiosità: alte almeno 17 m, con un diametro di 4.42 m, e scalanature così profonde e ampie da riuscire a contenere un uomo. Affascinanti sono i telamoni, colossali figure di pietra alte 7.75 m, usati non solo come elementi decorativi ma anche per sostenere il peso della trabeazione interna. Vicino al tempio si trova la tomba di Terone, un tempietto a base quadrata, posto su un podio e circondato da colonne doriche con capitelli e basamenti ionici.Resti del Tempio dei DioscuriSi tratta di quattro colonne, ruderi dell'antico Tempio dei Dioscuri, divenute al giorno d'oggi simbolo della città di Agrigento. Il tempio edificato verso la fine del V sec. a.C., a pianta periptera esastila, aveva 34 colonne. Nel corso del sacco cartaginese fu gravemente danneggiato, successivamente restaurato, decadde rovinosamente a causa dei vari terremoti che colpirono la città.Santuario rupestre di DemetraCostruito in pietra e a ridosso del monte nel VII sec. a.C., è con tutta probabilità il più antico di Agrigento. Nelle gallerie interne scavate nella roccia, sono state trovate nel 1938, statuette rappresentanti Demetra e Kore. Accanto al santuario si trova la chiesa di S. Biagio eretta nel periodo normanno sui resti del tempio dedicato a Demetra e Kore (480-460 a.C.) e del quale sono ancora visibili le strutture del pronao.Abbazia di Santo SpiritoEdificata nel XIII sec. grazie al contributo della contessa di Chiaramonte, la chiesa fu in seguito rimaneggiata. La facciata in tufo venne modificata per mezzo di interventi barocchi e successivamente impreziosita da un portale gotico e da un rosone. Le decorazioni a stucchi delle pareti interne sono attribuite a Giacomo Serpotta.CattedraleEretta alla fine dell'XI sec. dal primo vescovo di Siracusa, Gerlando, fu nei secoli successivi più volte rimaneggiata. La facciata è preceduta da un'alta scalinata e affiancata dall'imponente campanile, a base quadrata, incompleto. L'interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate da alte colonne. Il soffitto delle navate laterali presenta dipinti di santi e stemmi gentilizi del XVI sec., quello della campata centrale a lacunari lignei è stato costruito nel 1682. Nella Cappella di S. Gerlando interessanti sono l'arca, il reliquiario in argento (1639), gli stucchi barocchi del presbiterio e la quattrocentesca Madonna col Bambino, statua in marmo dello scultore palermitano Stefano di Martino.LE SOLFAREDurante il secolo scorso le miniere di zolfo ebbero un ruolo fondamentale nell'economia sicula (all'inizio del XX sec. la regione era una delle principali produttrici di zolfo) e la loro presenza nell'area compresa fa le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna ha modificato il paesaggio e ha lasciato tracce profonde nel costume e nelle tradizioni locali. Nel Museo della Solfara, a Caltanissetta, è stato riprodotto l'interno di una solfara e si possono vedere gli strumenti di lavoro dei minatori. Presso le principali miniere, molte delle quali sono ormai disattivate, si vedono le caverne scavate nella roccia, dove i minatori trascorrevano la notte assieme agli asini e ai numerosi bambini (i carusi, dai sette anni in su) addetti al trasporto dello zolfo all'esterno della miniera. Molto spesso i minatori dormivano nei forni o nei sotterranei delle miniere. Nella solfara di Giangagliano, ancora in attività e dotata di una moderna attrezzatura, è possibile assistere alla lavorazione dello zolfo. Interessante è il procedimento nel quale lo zolfo liquido (in gergo olio) cola dalla porta del calcarone (detta morte) e viene incanalato e fatto solidificare in appositi spazi. La più antica miniera dell'isola è quella di Trabia-Tallarita, situata sul fiume Salso. La parte più antica è la solfara di Trabia (solfara Grande), iniziata nel 1730. I lavori nella miniera Tallarita iniziarono verso la fine del XVIII sec. e vennero organizzati secondo un'impostazione tecnica più moderna e razionale. L'attività della solfara cessò nel 1976. |
|